Viaggio nella profumeria moderna
con l’Osmothèque di Versailles
Affascinante conferenza- laboratorio organizzata dall’associazione Perfumum lo scorso 17 febbraio a Palazzo Madama con la partecipazione di Bernard Bourgois , storico del profumo, creatore di fragranze e collaboratore della prestigiosa Osmothèque di Versailles. La struttura, fondata 25 anni fa da Jean Kerleo, è depositaria di oltre 4000 fragranze e delle formule originarie dei profumi dall’8oo, si tratta di veri e propri capolavori scomparsi dell’arte profumiera e che solo l’Osmothèque possiede. Duecento profumi sono stati ricostituiti partendo da formule e ingredienti originali, sia naturali che sintetici, e soprattutto sono state recuperate le basi, molto difficili da riprodurre.
Per i partecipanti si è trattato di un vero e proprio viaggio esplorativo nel mondo dei profumi dall’antichità ai nostri giorni. Le resine e i legni odorosi bruciati in onore delle divinità sono la prima tappa di questo immenso percorso sensoriale che procede con la preparazione di unguenti e utilizza, come nel caso del profumo più antico ad oggi conosciuto, l‘egiziano Kyhli, 3000anno a.c. a base di resine, mirra, ginestra, benzoino, lentisco e ginepro. Si è potuto così sperimentare la riproduzione del profumo Reale utilizzato in Roma antica e contenente tra l’altro mirra, cisto, styrox, miele, cardamomo, cannella e zafferano, utilizzato soprattutto come unguento, costosissimo e personalizzabile su richiesta del committente.
L’arte profumiera ottiene un primo riconoscimento nel 1190 con Filippo Augusto di Francia che concede un attestato alla corporazione dei maestri guantai e profumieri. Si perché l’arte della fabbricazione dei guanti incrocia l’arte della profumazione grazie ai prodotti utilizzati, iris, mirto, per coprire l’odore del guanto nelle fasi di lavorazione.
Con le Crociate giungono in Europa aromi esotici, ambra, muschio, acqua di rose, viene importata arancia amara nel sud della Francia. La scoperta da parte degli Arabi della distillazione consente la macerazione in alcol delle sostanze con maggiori possibilità di estrazione e conservazione delle sostanze odorose.
Tutto il Cinquecento conosce un utilizzo diffuso dei cuoi e delle pelli grazie ai fiori odoranti utilizzati nelle concerie e l’arte profumiera di pari passo si perfeziona con il trasferimento di saperi e tradizioni tecniche dalla corte dei Medici alla Francia mentre sostanze quali rosmarino, chiodi di garofano cannella, macerati in aceto, avrebbero costituito una sorta di presunta protezione in caso di epidemie o effluvi perniciosi in una società dove le norme igieniche erano scarse se non assenti.
I sovrani francesi, veri amanti dei profumi, prediligono ciascuno alcune profumazioni: il fiore d’arancio per Luigi XIV, per Luigi XV gli aromi speziati importati dall’Olanda o fabbricati a Venezia: lo zenzero, la noce moscata, il cardamomo..
Dall’Acqua admirabilis, ideata dal piemontese Gian Paolo Feminis, derivano le acque di Colonia, in onore della città in cui il nostro operò, e che conobbero intramontabile fortuna, immancabili ad es. nel servizio di toeletta di Napoleone per cui fu creata l’Eau di Sant’Elena con le piante dell’isola in cui l’ex imperatore fu esiliato e di cui solo recentemente è stata recuperata la formula originale, conservata all’Osmothèque di Versailles.
Dal XIX sec le grandi case di profumi parigini, e tra le più antiche Lupin, Roger e Gallet e Guerlain, si contendono il mercato con fragranze segrete ottenute dalle varie tecniche di estrazione: anticamente la pressione a freddo adatta per gli agrumi, la distillazione a vapore acqueo, l’enflorage, pratica costosa ottenuta con grasso animale in cui si immergono le sostanze odorifere, estrazione con solventi, con CO2 ,e, recente, la distillazione molecolare e frazionata.
Nascono così nel XIX sec le prime molecole di sintesi che arricchiscono la palette a disposizione dei creatori. Il primo profumo di sentesi fu la cumarina presente nella fragranza Fauger Royal di Houbiguet nel 1884.
Si è passati poi al piacere puro dell’olfazione di sensazioni aromatiche di tanti capolavori del ‘900, da La Rose Jaqueminot di Coty del 1904 con rosa, geranio e rhodinol, costituente sia di geranio che di rosa, a Origan del 1905 e Le Chipre del 1917 sempre di Coty, splendida fragranza di forte carattere con cisto, patchouli e muschio che dà avvio ad una vera e propria categoria di essenze.
L’Haute couture si interessa al mondo dei profumi, così dal sarto Paul Poiret, Le fruit defndu, ottenuto tra l’altro con aldeide 14, sensazioni intense ambrate, fiorite e legnose e da Coco Chanel il mitico Chanel n5 del 1921, floreale aldeidato, ancor oggi uno dei profumi più venduti al mondo. Nel ‘900 si sviluppano le società di materie prime che si affiancano alle maisons tradizionali come Balmain con il suo Vent vert ,creato dal naso di Germaine Cellier, prima donna creatrice di profumi, il sorprendente L’air du temp di Nina Ricci o l’Iris gris di Fath, ottenuto con radici, iris, profumo opulento, sensuale, costosissimo, uno dei capolavori conservati in Osmothèque.
Le case di cosmetica si inseriscono a metà del ‘900 affiancandosi alle maisons di Haut couture e nascono così Aromatique Elisir di Clinique nel 1971, Charlie di Revlon nel 1973, mentre più recentemente si creano profumi con sentori gourmands come l’americano Angel di Mugler del 1992 o l’androgino CK One di Kalvin Klein con bergamotto, galaxolide e gelsomino.
Mondo di sensazioni ineffabili, segreto e assolutamente individuale, poiché come ciascuno ha avuto modo di constatare, ad ogni profumo ognuno di noi abbina, sinesteticamente sensazioni visive, tattili, evocative del tutto personali. Ecco perché la profumeria di nicchia sarà la tendenza del futuro, distinguendosi dall’omologazione di prodotti generalizzati e Torino, città che conta il maggior numero in Italia di profumerie di ricerca, secondo le intenzioni dei promotori della Mostra, potrebbe davvero diventare la capitale dell’arte del profumo con il corredo di specializzazioni, master di perfezionamento, collaborazioni ai massimi livelli di professionalità internazionali.
Maria Luisa Alberico
Luisa